Il Disturbo Ossessivo-Compulsivo da Relazione

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Il Disturbo Ossessivo-Compulsivo da Relazione (DOCR) è caratterizzato da dubbi ossessivi e preoccupazioni sulle relazioni sentimentali e dalla messa in atto di compulsioni che hanno lo scopo di alleviare il disagio associato alla presenza e/o al contenuto delle ossessioni. 

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SINTOMI

Le ossessioni si presentano principalmente sotto forma di pensieri (e.g., “Sarà la persona giusta?”) o immagini del partner ma possono anche manifestarsi sotto forma di impulsi (e.g., lasciare l’attuale partner). Questi pensieri intrusivi sono percepiti come egodistonici, ossia come diversi e lontani dalle proprie convinzioni (e.g., “La amo eppure non riesco a smettere di mettere in discussione i miei sentimenti”) o dai propri valori (e.g., “L’aspetto non dovrebbe essere così importante nella scelta di un partner”) e, per questo motivo, sono percepiti come inaccettabili e indesiderati e provocano sentimenti di vergogna e colpa verso il partner. 

Le compulsioni possono, invece, manifestarsi nei seguenti modi: a) controllo ripetuto dei propri sentimenti e pensieri nei confronti del partner o della relazione; b) confronto delle caratteristiche o dei comportamenti del partner con quelli degli altri; c) ricerca di rassicurazione o autorassicurazione. 

Ossessioni e compulsioni possono riguardare sia relazioni attuali che relazioni passate o immaginate nel futuro. Ad esempio, al termine di una relazione romantica, le persone con DOCR possono riferire di essere ossessivamente preoccupate che il loro precedente partner “fosse quello giusto” o di “aver perso l’unica persona importante della loro vita”. A questi pensieri si associano una forte paura di dover rimpiangere la relazione e la messa in atto di compulsioni quali l’autorassicurazione (e.g., rievocare e ripensare alle ragioni della fine del rapporto), i confronti compulsivi (e.g., con il partner attuale, se presente) e la rievocazione di ricordi sulle esperienze negative di coppia (e.g., litigi, conflitti). Un’altra strategia disfunzionale utilizzata è quella di evitare del tutto le relazioni sentimentali per paura di ferire gli altri o per paura di rivivere i sintomi. 

Studi recenti indicano che spesso siano contemporaneamente presenti sia sintomi ossessivo-compulsivi relativi al partner che relativi alla relazione. Infatti, i primi possono esacerbare i secondi aumentando i dubbi sulla relazione, sulla sua qualità e sul livello di soddisfazione percepito (Doron et al., 2012b).

Alcuni dei pensieri e dei comportamenti sopracitati, in alcuni momenti, possono essere presenti anche in relazioni in cui nessuno dei partner abbia un disturbo. Il discrimine tra normalità e patologia deriva da un’attenta valutazione clinica che prende in considerazione anche il livello di funzionamento familiare, lavorativo e sociale della persona (Ruscio et al., 2010). Ad esempio, il maggiore carico emotivo del caregiver (Ramos-Cerqueira et al., 2008) e l’aumento dei livelli di disagio coniugale (Riggs et al., 1992). 

CAUSE

I più recenti modelli sul DOCR evidenziano come diversi fattori concorrano allo sviluppo e al mantenimento di questo disturbo, in particolare:

  • Convinzioni disfunzionali (Doron et al., 2012a, 2012b):
    • Sopravvalutazione della minaccia (e.g., “Non ha chiamato per ore, quindi non mi ama veramente”; “È estremamente instabile, quindi non sarà mai in grado di provvedere alla nostra famiglia”);
    • Perfezionismo circa la “giustezza” e la “correttezza” della relazione (e.g., “Non mi sento sempre perfetto con lui, che non sia quello giusto?”; “Temo che non sia abbastanza intelligente/di successo/brillante/buono/coscienzioso/socievole/divertente/stabile dal punto di vista emotivo”);
    • Intolleranza per l’incertezza: può aumentare l’angoscia e la gestione disadattiva dei dubbi che si verificano sui propri sentimenti nei confronti del partner (e.g., “La amo davvero?”);
    • Importanza dei pensieri: questa tendenza ad attribuire ai pensieri eccessiva importanza aumenta la probabilità di avere dubbi sulle relazioni e, conseguentemente, di passare molto tempo nell’analisi di questi;
  • Aspetti culturali che regolano l’impegno relazionale e che portano a sviluppare credenze negative catastrofiche sul piano morale (e.g., “Se la lascio sarò una persona immorale”) e pratico (e.g., “Dovrò lasciare la mia casa”; “Sarò scomunicato dalla mia chiesa”);
  • Rimpianto anticipato, ossia l’emozione di rimpianto che prevediamo di sperimentare in futuro (Zeelenberg, 1999). La paura di provare questa emozione spiacevole può essere vissuta come un’esperienza estremamente angosciante (e.g., “Ci sono così tante donne là fuori che, se rimango con una che potrebbe non essere abbastanza intelligente, potrei pentirmene per sempre. Allo stesso tempo, se la lasciassi potrei anche rendermi conto di aver perso per sempre l’amore della mia vita”);
  • Attaccamento insicuro: le interazioni interpersonali che i bambini hanno in infanzia con chi si prende cura di loro portano allo sviluppo di rappresentazioni mentali di sé e degli altri. Quando queste figure sono assenti o disponibili in modo ambivalente, il bambino inizia a concettualizzare gli altri e il mondo come non sicuri (Bowlby, 1973). Questo tipo di attaccamento rappresenterebbe un fattore di vulnerabilità per lo sviluppo del DOCR (Doron et al., 2009).
  • Ambiente familiare: i genitori rappresentano il primo e più dominante modello di relazione romantica a cui una persona è esposta durante l’infanzia. Di conseguenza, è molto probabile che questo abbia un impatto sulle convinzioni relazionali, sulle emozioni e sui comportamenti dei figli. Litigi e continui conflitti in famiglia potrebbero portare allo sviluppo di convinzioni disfunzionali sulla relazione e rappresentare, quindi, un fattore di vulnerabilità per lo sviluppo del DOCR. 

TRATTAMENTO

Trattandosi di un costrutto recente, ad oggi non sono presenti evidenze scientifiche sul trattamento di questa specifica forma di disturbo ossessivo-compulsivo. Esistono, però, alcune indicazioni in letteratura. Per quanto riguarda il trattamento farmacologico, sembra che l’utilizzo degli SSRI possa portare a una riduzione dei sintomi del DOCR in alcuni individui (e.g., Montgomery et al., 2001). Inoltre, basandosi sulle evidenze scientifiche relative al trattamento del disturbo ossessivo-compulsivo, è possibile individuare nella psicoterapia cognitivo-comportamentale un possibile trattamento d’elezione. Questa si basa su un’iniziale comprensione teorica del disturbo, dei fattori di vulnerabilità e dei processi di mantenimento del DOCR da parte del paziente. Successivamente, l’intervento prevede l’identificazione e la ristrutturazione dei modelli di pensiero disfunzionali e delle paure ad essi connesse e l’utilizzo di tecniche comportamentali quali l’esposizione con prevenzione della risposta (ERP) e gli esperimenti comportamentali.

Bibliografia

Bowlby, J. (1973). Attachment and loss: Vol. 2. Separation: Anxiety and anger. Basic Books.

Doron, G., Derby, D., Szepsenwol. O., & Talmor. D. (2012a). Tainted Love: Exploring relationship-centered obsessive compulsive symptoms in two non-clinical cohorts. Journal of Obsessive-Compulsive and Related Disorders, 1, 16-24.

Doron, G., Derby, D., Szepsenwol. O., & Talmor. D. (2012b). Flaws and All: Exploring Partner-Focused Obsessive-Compulsive Symptoms. Journal of Obsessive-Compulsive and Related Disorders, 1, 234-243.

Doron, G., Moulding, R., Kyrios, M., Nedeljkovic, M., & Mikulincer, M. (2009). Adult attachment insecurities are related to obsessive compulsive phenomena. Journal of Social and Clinical Psychology, 28, 1022-1049.

Montgomery, S. A., Kasper, S., Stein, D. J., Hedegaard, K. B., & Lemming, O. M. (2001). Citalopram 20 mg, 40 mg and 60 mg are all effective and well tolerated compared with placebo in obsessive-compulsive disorder. International Clinical Psychopharmacology, 16, 75-86.

Ramos‐Cerqueira, A. T. D. A., Torres, A. R., Torresan, R. C., Negreiros, A. P. M., & Vitorino, C. N. (2008). Emotional burden in caregivers of patients with obsessive‐compulsive disorder. Depression and anxiety, 25, 1020-1027.

Riggs, D. S., Hiss, H., & Foa, E. B. (1992). Marital distress and the treatment of obsessive compulsive disorder. Behavior Therapy, 23(4), 585-597.

Ruscio, A. M., Stein, D. J., Chiu, W. T., & Kessler, R. C. (2008). The epidemiology of obsessive-compulsive disorder in the National Comorbidity Survey Replication. Molecular Psychiatry, 15(1), 53-63.

Zeelenberg, M. (1999). Anticipated regret, expected feedback and behavioral decision making. Journal of Behavioral Decision Making12(2), 93-106.

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